“Memorie di guerra” è un progetto che mira a tramandare la voce di chi ha vissuto in prima persona la guerra. Non ha l’obiettivo di istigare ideologie o dare sostegno e aiuto a un particolare gruppo.

Durante l’ascolto delle interviste, si prega di fare attenzione ai seguenti punti:

  • Nelle interviste i pensieri e le opinioni personali dei sopravvissuti sono lasciate così come sono. Inoltre, sono presenti descrizioni o espressioni che oggi non sarebbero appropriate, ma si è deciso di non correggerle e di riportarle nella loro forma originale.
  • Le interviste sono registrazioni di racconti dal punto di vista di coloro che hanno assistito ai fatti, sulla base delle loro conoscenze e dei loro ricordi al momento dell’intervista. Pertanto, possono contenere ricordi errati o ambiguità.

Ogni anno si guardano le notizie dedicate a ”L’anniversario della fine della guerra”, il film “Una tomba per le lucciole” e in cuor proprio si giura che “La guerra è una cosa orribile e non deve accadere mai più”, per poi tornare, a partire dal 16 agosto, alla propria quotidianità frenetica. O almeno questo è stato il ritornello che si ripeteva ogni anno fino al 2013, 68 anni dopo la fine del conflitto. Non so perché ma in quell’anno, nonostante non fosse un anniversario importante, sono stati molti i film aperti al pubblico con al centro il tema della guerra come “Si alza il vento”, “Emperor” e “The eternal zero”.

In qualità di giornalista e di cittadino di Hiroshima, città dove per la prima volta fu sganciata la bomba atomica, anche io devo affrontare questo tema. L’ho sempre pensato nel profondo del mio cuore. Ma è difficile fare il primo passo… Inoltre, quest’estate mi è stato detto da molte persone:
“Vorrei sentire delle interviste di chi è sopravvissuto alla guerra, lo dico a lei che è un giornalista. Ad esempio, che ne pensa di un podcast con cui le loro voci possano essere tramandate anche fra 50 o 100 anni?”
A quasi 70 anni dopo la guerra, più passano gli anni e più diminuiscono le occasioni per poter ascoltare le esperienze di quel periodo. Proprio per questo motivo, devo trasmettere quei ricordi di uomini e donne “così come vengono raccontati”. Il prima possibile.

“Memorie di guerra” non è un programma radiofonico, e nemmeno un modo per fomentare una specifica ideologia. Voglio solo che le voci di chi ha vissuto l’epoca della guerra possano essere tramandate con cura in forma di podcast. Per coloro che vivono quest’era. Per coloro all’estero e in Giappone. Per le generazioni a venire, che continueranno a nascere su questo pianeta. Sarei felice se diventasse uno spunto per riflettere sul che cosa sia la pace.

1° ottobre 2013, giornalista Yōhei Hayakawa