Memoria 6 – Michika Nakamoto
Con la fine della guerra siamo tornati liberi.
Tra giorni trascorsi alla fabbrica di munizioni e la quotidianità del tempo.
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Michika Nakamoto
Nata a Kure (Hiroshima) nel 1926. Moglie del proprietario del negozio “Nakamoto”, specializzato nella vendita di bevande, sottaceti e conserve Tsukudani (alimenti conservati bolliti in salsa di soia). |
Dopo essersi diplomata in una scuola femminile, Michika Nakamoto lavorò in una fabbrica navale situata a Kure, nella prefettura di Hiroshima. In seguito a un bombardamento aereo che distrusse il luogo di lavoro, si trasferì a Iwakuni per continuare a lavorare. Dopo circa un mese, la guerra finì. Le abbiamo chiesto di raccontare le circostanze e i sentimenti di quel periodo.
Il bombardamento aereo alla fabbrica di armamenti navali
── Dove si trovava e cosa faceva nel 1945?
Dopo essermi diplomata alla scuola femminile a 18 anni, entrai nell’Undicesimo Arsenale dell’Aviazione Militare (una fabbrica di munizioni della Marina Imperiale Giapponese specializzata principalmente nello sviluppo di velivoli). Si trovava a Hiro-machi nella città di Kure. Mi occupavo di mansioni amministrative nella Sezione Uffici Generali. Vivevo in un dormitorio a Nagahama e da lì andavo al lavoro.
La mia famiglia viveva a Yoshida. Sono la quinta di dieci fratelli. I miei fratelli maggiori erano entrati nella Marina, mentre le mie sorelle maggiori si erano sposate e trasferite altrove. A casa era rimasto un fratello più piccolo che lavorava nei campi, mentre gli altri fratelli, ancora troppo piccoli, frequentavano la scuola.
Quando ci fu il bombardamento aereo mi trovavo al lavoro presso l’Arsenale dell’Aviazione Militare. In seguito all’allarme scappai di corsa in un rifugio antiaereo situato dall’altra parte della strada. L’ufficio in cui lavoravo venne distrutto dai bombardamenti. Mi trovavo a circa 30 metri di distanza, e potevo sentire chiaramente il rumore delle esplosioni.
Poiché il luogo di lavoro non esisteva più, ci trasferimmo tutti a Iwakuni per continuare a lavorare. Così, tra una cosa e l’altra, giunse la fine della guerra. Nell’insieme credo di aver lavorato all’Arsenale per circa due anni.
──Kure venne bombardata a luglio, quindi, anche dopo essersi trasferita a Iwakuni ha vissuto in guerra per un altro mese circa.
Esatto. In quel periodo era tutto un gran caos, non capivo bene cosa stesse succedendo.
Ricordo di aver camminato in fila, insieme agli altri, dalla stazione di Iwakuni verso le montagne.
── Quali erano i suoi sentimenti a quel tempo?
I bombardamenti facevano paura. Tuttavia, pensavo che, entrando subito nel rifugio antiaereo, mi sarei salvata, per cui non mi fermavo molto a pensare alla morte. Non ho mai visto una bomba cadere davanti ai miei occhi. Anche durante il bombardamento di Kure, ho visto l’ufficio distrutto per via delle bombe solo dopo che era tutto finito. Le persone con cui lavoravo erano riuscite tutte a mettersi al riparo, quindi erano vive.
Vicino all’Arsenale c’era una grande fabbrica militare di Hiro dove si costruivano navi. Mi domando cosa sia successo alle persone che lavoravano lì.
── La sua famiglia era al sicuro?
Sì, erano tutti incolumi. A Yoshida non caddero bombe, e nemmeno i miei fratelli che erano nella Marina sono morti.
── Il 6 agosto, quando fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima, lei si trovava a Iwakuni, corretto?
Esatto. Vidi una grande nube e dissi: “Chissà se è caduta una bomba.” Poiché era lontano da Iwakuni, non si sentivano bene i rumori.
── Il 15 agosto, con la fine della guerra, ci fu la Dichiarazione di resa incondizionata annunciata dall’Imperatore. Cosa stava facendo in quel momento?
Ci dissero che c’era un annuncio importante, quindi ci mettemmo all’ascolto, ma c’era molto rumore e non si sentiva bene. Solo dopo capimmo che si trattava della fine della guerra. Pensai: “Adesso sarà più facile.” Non avremmo più dovuto scappare.
── Quando ha smesso di vivere una vita normale per via della guerra?
Sin da quando entrai alla scuola femminile. Le lezioni erano ridotte al minimo. Quelle di inglese furono abolite. Andavano nelle risaie dove i contadini e i coltivatori erano tutti andati in guerra, a piantare e raccogliere il riso. Ci facevano fare addestramenti con lance di bambù. Tuttavia, non credo di aver mai sentito veramente che la mia vita fosse in pericolo.
── Si dice che i media dell’epoca trasmettessero notizie di vittorie in guerra. Lei come prendeva queste notizie?
Non pensavo che avremmo perso. Credevo che avremmo vinto. Anche perché non c’erano state perdite tra le persone a me vicine.
Quando la guerra finì e tornai a Yoshida, pensai: “Ora siamo liberi.”
── Quando lavorava in fabbrica, chi ricopriva posizioni di comando?
Forse era Hokotate Kinya. Un viceammiraglio che era in una posizione di grande rilievo, credo fosse di Kagoshima. Dopo la guerra, quando non c’era nulla da mangiare, mio nonno gli inviò sakè e cibo. Questa è una lettera di ringraziamento per il gesto, datata dicembre 1951.
La vita durante la guerra
── Come si procurava il cibo in quel periodo?
Mangiavamo panico, miglio giapponese, orzo, patate e simili. La fabbrica della Marina sembrava avere condizioni leggermente migliori rispetto ad altri luoghi; quindi, ci davano sempre la quantità necessaria a sfamarci.
Se parliamo della vita di tutti i giorni, al mattino andavamo in fabbrica e per prima cosa cantavamo l’inno della Marina. Verso le otto ci dividevamo nei vari reparti per iniziare a lavorare. Attorno alle cinque del pomeriggio tornavamo al dormitorio. Ogni stanza del dormitorio ospitava cinque o sei persone. Si mangiava tutti insieme nella mensa e poi si tornava in camera per dormire.
Eravamo tutte coetanee, venute da varie zone della prefettura di Hiroshima, chiacchieravamo molto tra di noi. Eravamo ancora giovani e spesso facevamo un pò di confusione anche se non c’erano televisioni, né molte occasioni per divertirsi.
── Quali erano i suoi sentimenti verso l’imperatore, l’esercito e l’America?
Non avevo buoni sentimenti verso l’America.
Quando la guerra finì e arrivarono le Forze di Occupazione, all’inizio pensavo che sarebbe stato un incubo. Tuttavia, quando li incontrai di persona non erano poi così spaventosi come immaginavo. Ricordo che i soldati vennero a casa nostra e mia sorella comunicava con loro in un inglese stentato. Chissà di cosa parlavano.
── Considerando che la sua famiglia era al sicuro e che avevate da mangiare, ritengo che era in qualche modo privilegiata. Gli altri mostravano invidia verso di lei?
Non credo che qualcuno fosse invidioso. Ma gli agricoltori subirono molti prelievi. Per esempio, il cibo che producevano per sé potevano tenerlo, ma le terre coltivabili, come risaie e boschi, venivano spesso requisiti per l’affitto da parte dei mezzadri. Di colpo eravamo diventati poveri.
── Signora Nakamoto, dopo essere stata a Iwakuni per un periodo, è tornata a Kure, giusto?
Sì, mi sono sposata a 23 anni. Abbiamo vissuto per un po’ lungo la Kaigan-dōri e poi ci siamo trasferiti qui. Verso la fine della guerra gestivamo un’attività commerciale sulla Kaigan, ma il posto era stretto, quindi ci siamo spostati. La famiglia Nakamoto, di cui ho iniziato a far parte dopo essermi sposata, produceva originariamente bevande come ramune (una bibita gassata analcolica) e caffè. Intorno al 1951 abbiamo iniziato a produrre anche sottaceti e tsukudani. Abbiamo portato avanti l’attività con dedizione fino a oggi.
── È improbabile che il Giappone torni presto in guerra, ma penso che sia spaventoso vedere sempre più persone indifferenti a tali questioni. Lei cosa ne pensa?
Le memorie del passato tendono a sbiadire con il tempo. Oggi siamo in una condizione di prosperità, non abbiamo restrizioni.
Non voglio più che ci siano guerre.
Nelle guerre muoiono tanti giovani, non è così? Non voglio che i miei figli o i miei nipoti vivano esperienze simili. Sebbene ci siano conflitti in molte parti del mondo, mi chiedo se non si possa vivere in modo più pacifico. È davvero triste, non trova?
Spero che la pace possa continuare per sempre. (Fine)
(Intervista di Yōhei Hayakawa / Testo di Akiko Ogawa)
※ L’audio di questa intervista è stato curato da Hajime Nakagawa, da tempo partner di Kiqtas per la produzione e l’editing del suono. Il testo è stato redatto dalla copywriter Akiko Ogawa. Cogliamo l’occasione per ringraziarli del loro grande sostegno. Grazie mille.
Sapienza University of Rome
Department of Oriental Studies
Master di secondo livello in traduzione specializzata
サピエンツァ・ローマ大学
東洋研究学科
翻訳研修課程